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Hanno scelto di non farsi interrogare in aula gli imputati del processo sul presunto caporalato urbano legato al volantinaggio, accusati di sfruttamento lavorativo, riciclaggio, frode fiscale e intestazione fittizia di beni. Al centro dell’inchiesta l’imprenditore Alessandro Cavalieri, 46 anni, di Granozzo, ritenuto la mente del sistema, e i suoi collaboratori Asad Ijaz e Ussahim Tanveer, pakistani, accusati di reclutare connazionali in difficoltà per impiegarli nella distribuzione di volantini tra Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta.

Durante l’ultima udienza, alcuni testimoni hanno raccontato condizioni di lavoro durissime: sveglia alle 4 del mattino, rientro la sera alle 20, 35 euro di paga giornaliera, da cui venivano sottratti 150 euro per un posto letto e 100 per le spese. L’indagine, avviata nel 2021 da controlli in quartieri degradati di Novara, aveva portato alla luce una rete ben strutturata con base operativa a San Pietro Mosezzo.

Dietro lo sfruttamento, secondo l’accusa, si nascondeva un articolato sistema economico illecito, con flussi di denaro sospetti persino in Svizzera. Il processo, iniziato nel maggio 2024, proseguirà a luglio con i testimoni della difesa e la requisitoria del PM Giovanni Castellani. La sentenza non è attesa prima dell’autunno.

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